«Orgogliosi di voi», recitava uno striscione esposto dai genitori dell’under17. Succede quando si esce dal campo dopo aver dato tutto, fino all’ultima goccia di sudore: a sentirne il sapore, si sente l’amaro della sconfitta; a pensarci bene, l’animo non può non restare sereno per tutto ciò che è stato fatto.
E così, al termine di una doppia sconfitta con margini minimi, i 2007/2008 dell’Olimpia hanno perso la finale regionale del campionato gold, giocata con la Scuola Basket Carbonia. Primo posto meritato, per una squadra che ha saputo interpretare meglio il doppio confronto, soprattutto nei momenti caldi della partita. Lo scambio (reciproco, peraltro) di complimenti a fine partita era qualcosa di sincero e non scontato, avvenuto al termine di due gare complesse e tiratissime.
Era il 5 di settembre quando cominciavamo la preparazione ai campionati, con qualche novità, ma anche le solite incertezze dovute alla situazione dei campi da gioco: riuscivamo a ripartire grazie alla solita generosità del Gruppo Camponovo, che ci ha gentilmente messo a disposizione il campetto all’aperto nella sede di Ilico. Era, invece, il 28 ottobre quando annunciavamo l’inizio dei campionati. Parlavamo del rito della sacca per la gara, della tensione dell’inizio, dell’impegno che avremmo tutti (giocatori, genitori, allenatori e dirigenti) dovuto affrontare.
Nessuno si poteva aspettare che quel percorso sarebbe stato tanto lungo, soprattutto per un gruppo che si presentava molto rinnovato, con qualche innesto e qualche defezione inaspettata.
Sliding doors di una stagione
Non a caso, l’inizio dell’autunno aveva portato a due sconfitte nette, col Basket90 e, soprattutto, con il CMB Porto Torres: subimmo un passivo pesantissimo contro una squadra che aveva più chili, centimetri e preparazione di noi. Sembrava difficile invertire la rotta, e ci si preparava a una stagione di crescita ma senza particolari guizzi.
E invece, come accade nello sport, da una scintilla può nascere una nuova storia. Pochi giorni prima di Natale, con un roster più ridotto che mai a causa delle influenze, i nostri ragazzi riuscivano a rimontare dal -10 contro la Pallacanestro Nuoro. Fu una vittoria inaspettata, ottenuta grazie al sacrificio, alla voglia di difendere, all’aiuto e alla serenità tra i compagni: i valori dell’Olimpia avevano fatto capolino nello spogliatoio, e qualche ragazzo si era persino commosso per la tensione.
E così, da gennaio in poi, il lavoro in palestra ha cominciato a pagare. Grazie anche all’aiuto in allenamento degli ex veterani della prima squadra (bella e divertente l’amichevole contro Lello Marras, Gianluca e Andrea Sciretti, Ciro Rapuano e Andrea Salis), i nostri ragazzi hanno cominciato a giocare “come i grandi”, e quindi insieme e con lucidità. Il percorso a tappe li ha visti vincere con tutti, ribaltando la classifica della prima fase, per poi ancora affrontare una seconda fase regionale macchiata da una sola sconfitta, proprio contro il Carbonia capolista e imbattuta (anche questa volta, risultato ribaltato tra le mura amiche). Solide le prestazioni con San Gavino ed Elmas; convincenti e mature quelle contro il Calasetta. La possibilità di arrivare alla finale regionale, dipendente dai risultati altrui, ha cominciato a palesarsi prima come utopia, poi come speranza; infine, come festa scoppiata mentre si giocava una partita dell’under17 silver.
Giocare una finale regionale, per una realtà piccola come quella di Olbia, non è certo affare di tutti i giorni; vincerla (come accadde due anni fa) e ritrovarsi due anni dopo con la possibilità di riprovarci, contro società di grande blasone e bacini sportivi più ampi, non era forse nei pensieri di nessuno.
Dalle sconfitte…al futuro
Questa volta, la Federazione della Sardegna ha optato per una finale spalmata su due gare, andata e ritorno. Forse qualche nostalgico si aspettava un classico playoff in 3 gare, o ancora un’emozionante final four con semifinali e finali in gara secca: tant’è, le formule cambiano così come i tempi.
Con il normale svantaggio del fattore campo, serviva vincere in casa provando a ripetere la prestazione di poche settimane prima, pur sapendo che le motivazioni e gli accorgimenti tattici degli avversari sarebbero stati ben diversi. La settimana di preparazione alla finale non poteva essere più travagliata: la gara di recupero a San Gavino Monreale in settimana, qualche influenza, gli allenamenti raddoppiati per prepararsi al meglio.
Nella pallacanestro, si sa, c’è sempre spazio per l’imponderabile: e così i preparativi sono stati smontati da una prestazione stranamente contratta tra le mura di Via Nanni. In una gara a punteggio bassissimo (54-57 il finale), il nostro attacco ha sbattuto contro l’ottima difesa degli avversari, e si è trovato anche sotto di 12 punti ai primi due quarti; il ritrovato spirito del secondo tempo ha consentito un’ennesima rimonta, non completata nei poco lucidi minuti finali.
Tutto rimandato a gara2. Eppure, ci mette ancora i brividi pensare al pubblico, mai così numeroso e caloroso: una palestra addobbata a festa dai genitori; una moltitudine di persone che superava abbondantemente le cento persone, tra parenti, amici, giocatori più piccoli e veterani, dirigenti, semplici conoscenti. Tutte persone che, nel sole di una domenica di maggio, hanno scelto di rinunciare al mare per divertirsi, dire «noi ci siamo», sostenere i nostri valori. Il tutto, per una partita delle giovanili. Perché i percorsi di vita potranno anche registrare delle sconfitte, ma ciò che rimane sono le esperienze vissute, le emozioni.
Liberati dalla pressione dell’esordio in casa, restava ancora da tentare il tutto e per tutto nella finale di ritorno.
E intanto, siccome nè le vittorie nè le sconfitte hanno mai intaccato il progetto complessivo, c’era da portare avanti il resto dei campionati: ha giocato l’under15, che terminava la sua bella seconda parte di stagione con una vittoria in casa; l’under13, che ha appena conquistato la semifinale regionale battendo una corazzata come l’Esperia Cagliari; ha giocato l’under17 silver, in trasferta, senza paura di “stancare” i giocatori in vista della finalissima. Era un impegno che ci siamo presi a inizio stagione, e l’abbiamo perseguito fino in fondo.
26 maggio, di nuovo in viaggio: di nuovo il lungo tragitto verso il Sulcis; di nuovo in campo a giocarsi tutto, stavolta senza pensieri, nel caldo infernale della struttura geodetica di Carbonia. La partita è stata, per il pubblico accorso sugli spalti, molto più frizzante rispetto all’andata: frutto soprattutto di percentuali migliori da entrambe le parti, dell’ottimo arbitraggio, ma anche della migliore “faccia” mostrata in trasferta. Una partita, questa volta, giocata sempre punto a punto; con un piccolo exploit della formazione di casa a fine secondo quarto e un controsorpasso avvenuto all’inizio dell’ultimo periodo.
Poi, in un equilibrio che poteva rompersi da un momento all’altro, i nostri hanno forse finito la benzina, senza riuscire a trovare più la via del canestro: e allora i canestri degli avversari (soprattutto Messina, Chessa e Manca, a nostro giudizio MVP delle finali) hanno scavato un solco incolmabile e dato via alla doverosa festa (72-68 il finale).
Nessun dramma, soprattutto quando nessuno si tira indietro di fronte alla sfida. D’altronde (e per fortuna) nella pallacanestro non esiste il pareggio, e quando si perde di 7 punti complessivi significa che lo scarto è stato davvero minimo: 3 soli possessi, che potevano girare le sorti della gara dalla parte opposta, nel basket non sono nulla. Ci porteremo a casa le emozioni di due partite combattute, tese al punto giusto, di fronte a due cornici di pubblico rare persino per i campionati di serie C. Emozioni che dureranno una vita, possibili solo nella pallacanestro.
Ci teniamo stretto il supporto dei genitori, presenti in casa come in trasferta a urlare, applaudire, sostenere; teniamo, con orgoglio, l’educazione dei nostri ragazzi, che mai hanno detto una parola fuori posto contro arbitri o avversari. Cercheremo di far tesoro degli errori, tecnici e tattici, consapevoli di quanto si debba ancora lavorare per migliorare.
Sappiamo bene che il risultato di una finale nulla toglie al percorso di crescita dei nostri ragazzi: un percorso che è partito a settembre, si è costruito negli anni, e coinvolge tutte le annate del nostro settore giovanile. Come sa chi vive l’Olimpia da quando è nata, ogni vittoria, ogni nostro risultato è arrivato senza i favori del pronostico; ed è stato frutto del lavoro, dei sacrifici e della passione che dal presidente, Mimmino Sciretti, si irradia fino al più piccolo collaboratore.
Grazie a questo spirito, sono sempre arrivati i risultati, ancor più belli perché sorprendenti. Mentre la stagione si avvia al termine, ripartiamo dal percorso fatto: con orgoglio e, soprattutto, con la nostra identità. Senza mai dimenticare da dove siamo partiti.
Complimenti a Matteo, Fabrizio, Gabriele M., Federico, Karol, Edoardo, Simone S., Diego, Niccolò, Gabriele D., Oscar, Michele, Alessandro, Davide, Tomaso, Giovanni, Matias, Junior, Nicola, Gioele, Simone P., Andrea, Valerio. Al coach Mimmino, artefice di tutto, e allo staff: Antonello, Laura, Andrea, Ciro, Lello e Gianluca.
1,2,3… Olimpia!